Riciclo
Materiali poliaccoppiati: un problema per la raccolta differenziata.
Rappresentano uno dei materiali più “difficili” della raccolta differenziata: sono gli imballaggi in poliaccoppiato. Dove si buttano questi contenitori? Come nascono? Come vengono riciclati? I contenitori in Tetra Pak sono stati lanciati sul mercato dall’omonima azienda svedese come confezioni necessarie al trasporto e alla conservazione del latte e sono stati in seguito utilizzati per confezionare altri prodotti liquidi. Oggi sono utilizzati per contenere cibi, bevande, creme e rappresentano una percentuale molto consistente degli imballaggi che ogni giorno compriamo nei supermercati e negozi e che siamo chiamati a differenziare all’interno delle nostre abitazioni. Gli imballaggi in poliaccoppiato sono composti da uno strato di carta rivestito esternamente da materiale plastico e internamente da alluminio. Proprio la loro triplice composizione non può che lasciare dubbi riguardo a quale sia la loro corretta destinazione all’interno del ciclo dei rifiuti. Nei cento comuni delle tre province di Arezzo, Grosseto e Siena – dove opera SEI Toscana – gli imballaggi in poliaccoppiato vengono gestiti attraverso la raccolta del multimateriale (quindi assieme a plastica e alluminio). Una volta raccolti, i contenitori vengono avviati alla separazione meccanica delle parti che li compongono all’interno di apposite strutture. Dalle lavorazioni necessarie al recupero del Tetra Pak nasceranno due nuovi materiali: la cartafrutta, una carta avana particolarmente adatta per la produzione di shopper e di cancelleria; e l’ecoallene, composto da polietilene e da una piccola percentuale di alluminio, che è un materiale plastico e stampabile, impiegato nell’edilizia, nel promotional e in bigiotteria. Per facilitare il riciclo dei contenitori in poliaccoppiato, essi devono essere svuotati e schiacciati prima di essere gettati, in modo che all’interno di essi non rimanga alcun residuo alimentare. Nel 2014 in Italia sono state raccolte e riciclate 22700 tonnellate di confezioni Tetra Pak, pari a circa 1,3 miliardi di contenitori. La Toscana in particolare si è distinta recuperando circa 3.000 tonnellate attraverso la raccolta multimateriale.
Quella della raccolta differenziata è una realtà molto articolata e complessa, anche per coloro che si impegnano a fondo per il recupero corretto degli imballaggi domestici.
Per gli imballaggi monomateriale, la raccolta è più facile. Ma capita spesso di trovarsi tra le mani astucci, tubi o buste complessi, costituiti da materiali diversi: metallo, cartoncino, plastica, alluminio. Sono i cosiddetti poliaccoppiati, ovvero imballaggi che sono composti da più materiali, molto utilizzati perché in effetti permettono di conservare bene biscotti e succhi di frutta.
Questo tipo di confezioni (ad esempio i Tetrapak) non sono impossibili da riciclare, ma richiedono speciali trattamenti che per il momento non sono disponibili in ogni città d’Italia.
Dove questa possibilità esiste di solito l’amministrazione comunale lo comunica esplicitamente e i rifiuti devono essere lavati e gettati insieme alla carta.
Succede spesso che davanti ai bidoni della raccolta differenziata si vada in crisi: dove buttare l’oggetto poliaccoppiato ?
Se c’è un tappo o una parte separabile interamente costituita di plastica o di cartone, questa può essere separata e gettata in quella specifica. Ma di solito rimane ancora il dubbio sul resto della confezione: in alcuni casi risolviamo il dubbio leggendo sulla confezione le indicazioni su come separare i materiali (per esempio: puoi separare il film dalla carta, rendendo i due componenti riciclabili)
Su altri articoli in commercio ci sono scritte chiare: incarto non ancora riciclabile, raccolta indifferenziata.
E’ già un’indicazione chiara e onesta – ma non contribuisce a far diminuire la quantità di rifiuti non riciclabili.
Certo è che noi come acquirenti dovremmo sempre optare per involucri e confezioni concepiti fin dall’origine per essere recuperati.
Eravate convinti che i poliaccoppiati dovessero essere conferiti di norma nell'indifferenziato (ad eccezione del Tetra Pak che in alcuni casi è raccolto separatamente) ?
Così non è. I poliaccoppiati vanno conferiti nei cassonetti della raccolta differenziata a seconda della loro composizione prevalente.
Tuttora però ci sono indicazioni diverse sul conferimento dei poliaccoppiati. I suggerimenti che vengono dati dagli esperti sono diverse: in alcuni casi è indicato indifferenziato in altri è indicato il cassonetto della raccolta differenziata.
Novità dal CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) sul fronte dei poliaccoppiati: potranno infatti essere raccolti nel sacco azzurro degli imballaggi leggeri della raccolta differenziata anche gli imballaggi in materiali poliaccoppiati plastica/alluminio, quali ad esempio i sacchetti del caffè, dei surgelati, delle patatine e dei salatini, gli involucri dei cioccolatini ecc , oltre ai cartoni per bevande (quali tetrapack e simili) che si raccolgono già da tempo negli imballaggi leggeri.
Si evidenzia che per “poliaccoppiato” (il termine completo è “Imballaggio Composito poliaccoppiato”) si intendono tutti quegli imballaggi costituiti in modo strutturale da più materiali che non possono essere separati. Saranno ora differenziabili quelli in plastica/alluminio, andando in questo modo ad aumentare la quantità di materiali raccolti ed avviati a riciclo e recupero.
Attenzione! Continueranno invece ad essere raccolti nel “residuo” i poliaccoppiati in carta/alluminio (ad esempio alcuni sacchetti dei biscotti).
Prendendo in esame il sacchetto dei biscotti abbiamo provato a vedere quali sono le indicazioni contenute sulle confezioni (in alcuni casi le aziende indicano dove buttare l'imballaggio). Anche qui siamo di fronte a informazioni discordanti. Due marche diverse per un sacchetto simile danno indicazioni differenti: in un caso indifferenziato nell'altro caso carta.
Qual è allora l'indicazione corretta? A questo punto occorre far riferimento ai consorzi che si occupano del recupero e del riciclo degli imballaggi.
Corepla conferma : i poliaccoppiati che hanno la parte prevalente in plastica possono essere conferiti nella raccolta differenziata. Sul sito è inoltre indicato cosa può essere buttato nella raccolta differenziata: i sacchetti delle patatine e i sacchettini delle merendine o snack, ad esempio, possono essere buttati nel contenitore della plastica.
Nel caso della carta «l'indicazione può essere quella di controllare l'informazione presente sul sacchetto - ha spiegato Eliana Farotto Responsabile Ricerca & Sviluppo di Comieco -. Laddove è indicato come carta può essere conferito nella raccolta differenziata. Nel caso invece sia privo di questa informazione e siamo di fronte ad un poliaccoppiato sconosciuto allora l'indicazione è indifferenziato».
Per i poliaccoppiati con presenza di carta siamo tuttavia in un fase di passaggio. Comieco sta lavorando insieme alle aziende per portare questa tipologia di imballaggi a prevalenza carta. Fondamentali sono gli sviluppi tecnologici che oltre ad allungare la vita del prodotto lo rendono riciclabile. E' stato «definito un metodo - ha spiegato ancora Eliana Farotto - che permette di vedere cosa succede in cartiera al fine di modificare il prodotto affinché sia effettivamente riciclabile».
Riciclare è semplice
I contenitori Tetra Pak sono interamente riciclabili. Pur non riciclando direttamente, è nostro compito rendere questo possibile. Per questo collaboriamo con tutte le parti interessate per dare nuova vita alle nostre confezioni, dagli Enti pubblici alle piattaforme di raccolta, agli impianti di riciclo. Finora in Italia più di 5000 comuni hanno aderito alla raccolta di cartoni per bevande, permettendo il recupero di oltre 1 miliardo e 400 milioni di confezioni.
Come effettuare correttamente la raccolta differenziata dei cartoni per bevande?
- Svuota
- sciacqua
- schiaccia
Le confezioni, conferite secondo le diverse modalità di raccolta differenziata previste dal Comune di residenza, saranno inviate alle cartiere, dove la carta verrà separata dagli strati di plastica ed alluminio attraverso un processo meccanico e senza aggiunta di sostanze chimiche, per poi essere utilizzata nella fabbricazione di nuovi prodotti, mentre la frazione residuale di plastica e alluminio può essere utilizzata in altri processi produttivi.
Oggi il 62% dei cittadini italiani possono effettuare la raccolta differenziata dei cartoni per alimenti. Tetra Pak affianca Comieco nel proporre alle amministrazioni pubbliche locali l’avvio di questa raccolta e questa sinergia ha già dato ottimi risultati: il cartone per alimenti è infatti raccolto in oltre 4.500 comuni italiani, tra cui le grandi città come Roma, Milano, Torino, Firenze, Bologna, Genova e Bari.
Sul sito web www.tiriciclo.it è possibile consultare l’elenco aggiornato dei comuni italiani in cui è attiva la raccolta differenziata dei cartoni per alimenti, verificare le modalità di raccolta e ottenere chiarimenti in merito ad altri eventuali dubbi. Nel 2014 in Italia sono state raccolte e riciclate oltre 22.700 tonnellate di cartoni per bevande, pari a circa 1 miliardo e 300 milioni di confezioni.
Tetra Pak prevede di immettere sul mercato più di 100 milioni di confezioni interamente rinnovabili nel 2016
Il riciclo degli imballaggi poliaccoppiati è anche una priorità del Cial, il consorzio che si occupa del riciclo degli imballaggi in alluminio. «Abbiamo già condotto dei test in un impianto dedicato, che hanno dato risultati positivi, ma lo scenario sta evolvendo rapidamente sia a livello nazionale sia europeo», spiega Gino Schiona, direttore generale Cial. «In Europa esistono alcune esperienze su piccola scala ma positive, fra cui la Enval, con le quali ci stiamo confrontando, per far sì che anche in Italia la tecnologia migliori e porti risultati sempre più vantaggiosi».
Ma la vera buona notizia è che già oggi tutto l’alluminio presente negli imballaggi italiani è materiale di riciclo, tanto che il nostro Paese è primo in Europa per le quantità prodotte.
Recupero Alluminio
Il cibo è spesso fonte d’ispirazione per la scienza. Newton era stato illuminato da una mela, il professor Carlos Ludlow-Palafox, dell’Università di Cambridge, da un panino al bacon. L’ha dimenticato nel forno a microonde e l’ha ritrovato trasformato in una massa carbonizzata e incandescente. Quello che era successo è un intenso processo di riscaldamento chiamato pirolisi indotta da microonde che oggi è alla base di una tecnologia sviluppata dall’ateneo inglese, per trasformare gli imballaggi poliaccoppiati in alluminio e combustibile in soli tre minuti. Il cibo è spesso fonte d’ispirazione per la scienza.
Da quella prima intuizione di Carlos Ludlow-Palafox ne è stata fatta di strada: oggi una tecnologia brevettata permette di recuperare il 100% dell’alluminio presente, pulito e pronto all’uso, con un sottoprodotto di oli e gas, adatti a essere usati come combustibili per produrre calore o elettricità.
È stata fondata una società, la Enval Limited, spin-off dell’Università di Cambridge, che ha dato vita a un impianto pilota, in grado di trattare 2 mila tonnellate di packaging all’anno, grazie al finanziamento di alcune aziende.
La tecnologia alla base è proprio la pirolisi da microonde, che non richiede la combustione dei materiali ed evita così emissioni tossiche o la produzione di gas serra. E, se si utilizzano fonti rinnovabili per produrre le microonde, si ottiene un processo a impatto zero.